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Neanche il tempo di piacersi
Neanche il tempo di piacersi
Info

Cast: Marco Falaguasta

Falaguasta si cimenta oggi con le modalità dello storytelling
in una satira divertente ed impietosa della nostra società, dei
nostri costumi e dei rinnovati linguaggi, dai quali noi “adulti”
siamo sempre più spesso tagliati fuori. Ne esce un racconto divertente e arguto che diventa cronaca dei nostri tempi,
nel quale ognuno di noi si riconosce. «Tutto è nato dalla mia
esperienza di genitore — racconta Falaguasta —. Pur vivendo
e lavorando su parole e relazioni, mi sono scoperto jurassico
e anacronostico nella relazione con i miei figli e il loro mondo.
E sempre più spesso, invece di provare a comprendere i loro
codici, mi scopro a giudicare i ragazzi e ad attribuire a loro la
colpa delle nostre difficoltà d’interazione.”
Noi che siamo stati ragazzi spensierati e felici negli anni ’80,
gli anni del boom economico del quale respiravamo l’ottimismo e la positività, siamo diventati genitori in questi tempi pieni di incertezze, instabilità ma anche di progresso e connettività. Cosa ci portiamo dietro di quegli anni, quanto è rimasto in noi
di quello sguardo positivo con il quale aspettavamo il futuro? Come le nuove tecnologie e procedure che i nostri figli utilizzano
con disinvoltura, si sono inserite e hanno condizionato le nostre abitudini e il nostro modo di vivere la quotidianità? Quante
volte ci siamo scoperti a pensare che eravamo meglio noi, con le nostre telefonate dal fisso o dalla cabina telefonica, le feste
il sabato pomeriggio a casa con i genitori che controllavano. Noi che per comprare parlavamo con il commesso e non con
il corriere. Però, magari, un secondo dopo, ci scopriamo a usare le app per noleggiare la macchinetta del car sharing. Noi
che, tutto sommato, siamo un po’ permalosi quando ci sentiamo dire dai
ragazzi che non siamo abbastanza “social” perché pubblichiamo male,
troppo, troppo poco, con hashtag sbagliati. Noi che cominciamo a diventare sbagliati. Si, proprio così. È complicato ammettere che le nostre abitudini,
soprattutto di pensiero, stanno diventando vecchie. È complicato accettare che
dobbiamo essere noi ad avanzare verso loro e non pretendere che siano loro a
tornare indietro verso noi. Noi, i ragazzi degli anni ‘80, con quel sorriso sempre
stampato sul viso, noi non ci saremmo dovuti cadere! Noi, no. E invece eccoci
qui a commentare, a lamentarci, a fare pensieri da cinquantenni. Ma com’è
possibile, che proprio noi …siamo diventati cinquantenni? Eppure, se facciamo
i conti, tutto torna.

Cast: Marco Falaguasta

Falaguasta si cimenta oggi con le modalità dello storytelling
in una satira divertente ed impietosa della nostra società, dei
nostri costumi e dei rinnovati linguaggi, dai quali noi “adulti”
siamo sempre più spesso tagliati fuori. Ne esce un racconto divertente e arguto che diventa cronaca dei nostri tempi,
nel quale ognuno di noi si riconosce. «Tutto è nato dalla mia
esperienza di genitore — racconta Falaguasta —. Pur vivendo
e lavorando su parole e relazioni, mi sono scoperto jurassico
e anacronostico nella relazione con i miei figli e il loro mondo.
E sempre più spesso, invece di provare a comprendere i loro
codici, mi scopro a giudicare i ragazzi e ad attribuire a loro la
colpa delle nostre difficoltà d’interazione.”
Noi che siamo stati ragazzi spensierati e felici negli anni ’80,
gli anni del boom economico del quale respiravamo l’ottimismo e la positività, siamo diventati genitori in questi tempi pieni di incertezze, instabilità ma anche di progresso e connettività. Cosa ci portiamo dietro di quegli anni, quanto è rimasto in noi
di quello sguardo positivo con il quale aspettavamo il futuro? Come le nuove tecnologie e procedure che i nostri figli utilizzano
con disinvoltura, si sono inserite e hanno condizionato le nostre abitudini e il nostro modo di vivere la quotidianità? Quante
volte ci siamo scoperti a pensare che eravamo meglio noi, con le nostre telefonate dal fisso o dalla cabina telefonica, le feste
il sabato pomeriggio a casa con i genitori che controllavano. Noi che per comprare parlavamo con il commesso e non con
il corriere. Però, magari, un secondo dopo, ci scopriamo a usare le app per noleggiare la macchinetta del car sharing. Noi
che, tutto sommato, siamo un po’ permalosi quando ci sentiamo dire dai
ragazzi che non siamo abbastanza “social” perché pubblichiamo male,
troppo, troppo poco, con hashtag sbagliati. Noi che cominciamo a diventare sbagliati. Si, proprio così. È complicato ammettere che le nostre abitudini,
soprattutto di pensiero, stanno diventando vecchie. È complicato accettare che
dobbiamo essere noi ad avanzare verso loro e non pretendere che siano loro a
tornare indietro verso noi. Noi, i ragazzi degli anni ‘80, con quel sorriso sempre
stampato sul viso, noi non ci saremmo dovuti cadere! Noi, no. E invece eccoci
qui a commentare, a lamentarci, a fare pensieri da cinquantenni. Ma com’è
possibile, che proprio noi …siamo diventati cinquantenni? Eppure, se facciamo
i conti, tutto torna.
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